venerdì 24 aprile 2015

LA BUFALA DELL'ANTICO MANUFATTO TECNOLOGICO



Premessa
..Quando scrivo un articolo dedicato a quello che io ritengo essere un falso mito o una bufala, non lo faccio con l'intento di ridimensionare l'argomento dell'ignoto o per sminuire l'arte e la capacità ingegneristica delle antiche civiltà. Il mio intento è salvaguardare il dibattito sulle reali conoscenze misteriche di questi popoli dalle speculazioni che gli orbitano attorno. Molti furbetti sfruttano il potenziale economico legato all'interesse che questi argomenti suscitano nelle persone e troppo spesso non si fanno alcun problema a diffondere notizie infondate per conseguire un guadagno. Ogni qualvolta che si accede ad un sito bisogna tenere bene a mente che le pubblicità presenti sulla pagina generano guadagni, che in linea di massima saranno proporzionati al numero di visualizzazioni. In base a questo presupposto è giusto approcciarsi in maniera critica agli articoli che si presentano con titoli sensazionali, sopratutto quando il loro contenuto è vago o incompleto, perché con molta probabilità il loro scopo non è informare ma guadagnare..

Il disco di Sabu (fonte foto link)
Mi è capitato spesso di vedere pagine dedicate ad un manufatto egizio chiamato "disco di Sabu".
Negli articoli viene descritto come un'oggetto molto simile al volano di un macchinario, oppure ad un'elica. Spesso viene ipotizzato che il foro centrale fosse destinato ad ospitare un asse o qualche altro oggetto sconosciuto e che il manufatto sia in realtà il componente di un'antica macchina tecnologica egizia.
Anche se il materiale di cui è fatto il disco potrebbe sembrare ferro in realtà è costituito da una roccia metamorfica a grana medio grossa chiamata scisto.
La sua forma ci racconta una volta di più della straordinaria abilità che gli antichi egizi avevano nel lavorare i materiali pietrosi, è qui che sta il vero mistero e non nel suo utilizzo, che come mostrerò nel seguito di questo articolo non è per nulla sconosciuto, anzi si tratta di un oggetto molto comune nei luoghi di culto egizi. L'oggetto in questione è stato trovato nella mastaba di Sabu a Saqqara, più precisamente all'interno della sua camera funeraria. Sabu era un'uomo di rango vissuto all'incirca nel 3000 a.C.. Quando la sepoltura fu aperta nel 1936 da Walter B. Emery, si presentò già violata, tutti gli oggetti preziosi erano stati trafugati mentre a terra rimanevano soltanto i contenitori rotti. Ora vorrei aprire una piccola parentesi, dato che alcuni ricercatori per spiegare la TOTALE ASSENZA DI MUMMIE, INCISIONE ED OGGITTI DI CULTO ALL'INTERNO DELLE PIRAMIDI DELLA IV DINASTIA hanno affermato che le camere sepolcrali probabilmente furono visitate dai tombaroli in tempi antichi. Vorrei far presente che una tomba saccheggiata non si presenta mai totalmente spoglia in quanto i vasi di pietra che contenevano gli oggetti preziosi oltre ad essere molto pesanti non avevano un particolare valore fino all'avvento dell'archeologia nei primi anni del '900, dunque i ladri li rompevano per recuperare il loro contenuto e i ciottoli venivano lasciati sul pavimento, proprio come è successo all'interno della tomba di Sabu.
Tornando al nostro disco venne rinvenuto in mezzo ai vasi di pietra rotta e logicamente attirò l'attenzione degli esploratori per la sua particolare lavorazione. Nonostante questo oggetto con l'avvento di internet sia finito nella categoria dedicata agli OOPArt (out of place artifacts) come presunto componente di un macchinario tecnologico, il suo utilizzo è ben noto alle persone del mestiere. Si tratta di un portaincenso ed il foro centrale non serviva per ospitare un'asse o qualsivoglia altro componente sconosciuto come viene scritto su migliaia di pagine web, il foro serviva semplicemente per inserire l'oggetto su un palo di legno in modo che stesse sollevato da terra. Sinceramente la forma di questo oggetto è davvero straordinaria se si pensa che è stato ricavato scolpendo e levigando un unico blocco di pietra, testimonia una capacità nella lavorazione di questo materiale davvero impressionante se rapportata ai rozzi strumenti di cui gli egizi erano in possesso. Sono centinaia i porta incensi rinvenuti nelle sepolture, anche se il "disco di Sabu" è l'unico a presentare questa particolare lavorazione. Come dimostrano le immagini che seguono questo tipo di oggetti erano molto comuni negli ambienti di culto egizi. 


Manuel di Civiltà antiche e antichi misteri
portaincenso risalente alla III dinastia, proprio come il il "disco di scisto" (fonte foto link)
Portaincenso in diorite (fonte foto link)


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Fonte:http://www.oocities.org/unforbidden_geology/Tomb_3111.html

4 commenti:

  1. Ciao, ti allego un video che potrebbe spiegare il vero utilizzo di questo strumento. Inizia a parlarne a 1 ora e 45 minuti; ma è tutto interessante. Un saluto, Filippo
    https://www.youtube.com/watch?v=ZIot1T-RaA0

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  2. Ho trovato quest'articolo davvero poco soddisfacente, perchè da una parte hai sottolineato di continuo l'unicità di questo disco, sia per forma che per lavorazione di quel particolare tipo di materiale, e poi invece affermi che in realtà è noto che sia un incensiere... mostrando poi delle foto che paragonate non hanno niente a che vedere con il disco di Sabu, mancando oltretutto del foro al centro. C'è poi da chiedersi chi si metterebbe ad intagliare un blocco di scisto con strumenti di bronzo per creare un semplice incensiere da appendere ad un palo di legno, sempre che sia possibile lavorare lo scisto solo con il bronzo... Avrei preferito un articolo più serio, magari riportando qualche ricercare che riproducendo l'oggetto abbia verificato che non può essere usato nè come turbina nè come qualsiasi altro ingranaggio, ma stando le cose così hai solo aggiunto una teoria poco convincente alle altre e invece di svelare una bufala hai fatto click bait proprio come i furbetti che hai citato all'inizio dell'articolo.

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  3. Provate a costruire un oggetto (in metallo) con quella forma e poi fatelo girare sul suo asse. Non è ovviamente una turbina, ma produce delle vibrazioni/suoni complessi i cui effetti potrebbe valere la pena di verificare.

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