Pietra di Shabaka. Fonte immagine |
Ptah. Fonte immagine |
L'origine del culto per Ptah affonda le sue radici nel periodo arcaico, dal quale venne tramandato per l'intera durata dell'epoca dinastica, estendendosi fino alla cultura greca e romana, seppur con sensibili variazioni. Nell'iconografia egizia viene raffigurato con sembianze umane e mummiforme, con le mani impegnate a reggere uno scettro composto da tre simboli: l’ankh (il simbolo della vita), l’uas (il bastone del potere) e il DJED (il simbolo della stabilità e della rigenerazione). Ptah veniva chiamato anche Ta-tenen (terra emersa) in quanto personificava il primo cumulo di terra emersa da caos primordiale. Fu anche ingegnere, muratore, fabbro, artista, un civilizzatore che con i suoi insegnamenti permise lo sviluppo dei primi grandi centri abitati. La religione dell'antico Egitto mostra un'estrema complessità di credenze e una moltitudine di divinità, in un politeismo spesso confuso e contraddittorio. Sebbene si aspirasse ad unificare tutti i culti all'interno di una grande religione di stato, il forte attaccamento religioso alle divinità locali ha sempre prevalso. Nonostante lo sviluppo di concezioni teologiche contraddittorie vi era un sostanziale accordo nell'attribuire la creazione del mondo, delle divinità e dell'uomo ad un "Dio supremo", un demiurgo autogenerato dal caos primordiale.
Sempre durante l'Antico Regno il culto di Ptah venne unificato con quello di Seker, il patrono della necropoli di Menfi, creando una sorta di connessione tra la città del vivi (di cui Ptah era patrono) e quella dei morti. Col tempo all'unione Ptah-Sokar si affiancò anche Osiride, nella sua veste di dio dell'oltretomba, andando a formare il culto sincretistico di Ptah-Seker-Osiride, esteso a tutto l'Egitto, che durò fino all'inizio del Nuovo Regno, quando Ptah tornò ad avere la sua indipendenza.
Nessun commento:
Posta un commento