lunedì 23 febbraio 2015

ATRAHASIS, IL GRANDE SAGGIO (riassunto dell'opera)



Tavola cuneiforme che riporta il Poema
 di Atraḫasis, la versione paleobabilonese
 in lingua accadica del mito della
creazione dell'uomo e del diluvio
 universale. Risale al XVII sec. a.C.,
 questa tavola è stata rinvenuta a Sippar
 ed è oggi conservata presso il
 British Museum di Londra.
Durante un'assemblea della comunità archeologica tenutasi a Londra nel 1972, venne annunciato che tra migliaia di tavolette rinvenute in Mesopotamia era stata scoperta una versione del diluvio precedente a quella della Bibbia. Da quel giorno altre versioni sono state recuperate e mostrate al mondo. A seconda delle culture di appartenenza cambiavano i protagonisti, ma i contenuti della narrazione rimanevano pressoché invariati.
Principali epiche dedicate al diluvio in ordine cronologico:
  • Epica sumera di Ziusudra
  • Mito paleobabilonese di Atrahasis
  • Mito babilonese di Utnapihtim contenuto nella tavola XI dell'Epopa di Gilgamesh
  • Mito di Noé contenuto nel libro della Genesi della Sacra Bibbia.
L'Atrahasis (Grande saggio) è una composizione paleobabilonese scritta in lingua accadica nel XVII secolo a.C. ispirata dal mito sumero di Ziusudra, la più antica epica dedicata al diluvio più antica mai rinvenuta. 

Contenuto Atrahasis
Tavola I
Il Poema di Atraḫasis si apre con la condizione venuta in essere subito dopo la creazione del cosmo e delle divinità primordiali. Il dio del cielo Anu salì alla volta celeste, Enki scese nell'Apsû, mente Enlil tenne per sé la superficie della Terra. L'Atrahasis presenta un panteon delle divinità diviso in due categoria, Gli Annunaki e gli Igigi. Quest'ultimi rappresentavano la sesta generazione di divinità e in quanto dèi minori erano sottomessi ai loro progenitori. Agli Igigi spettava il duro lavoro sulla terra, e da ciò dipendeva il sostentamento di tutti gli Anunnaki loro progenitori. Il testo ricorda che furono gli Igigi a scavare i fiumi Tigri e Eufrate, i due fiumi che rendono fertile tutta la Mesopotamia e da cui dipendono i frutti dei raccolti.


Tavola I (1-26 riga)
1 Quando gli dei erano uomini, 
Sottostavano alla corvée, portavano il canestro di lavoro; 
- il canestro di lavoro degli dei era troppo grande, 
il lavoro oltremodo pesante, la fatica enorme ; 
5 i grandi Anunnaku, i sette, 
avevano imposto la corvée agli Igigi: 
Anu, il loro padre, era il re, 
il loro mentore era l'eroe Enlil; 
il loro maggiordomo era Ninurta, 
10 [e] il loro gendarme [En]nugi. 
Essi avevano battuto le mani, 
avevano gettato le sorti, e così gli dei si erano suddivise le competenze: 
Anu era salito in cielo, 
[Enlil] aveva preso per sé la terra con gli esseri viventi; 
15 [il chiavistello], lo sbarramento del mare, 
[essi avevano dato] ad Enki, il principe. 
[Quelli di An]u salirono in cielo, 
[quelli di Enki] scesero nell'Apsu; 
quelli del cielo [ ... erano esentati dalla corvée], 
20 (mentre) agli Igigi [fu imposto il canestro di lavoro]. 
[Gli dei iniziarono] a scavare [i fiumi], 
[essi aprirono i canali], la vita del paese; 
[gli Igigi] scavarono [i fiumi], 
[aprirono i canali, la v]ita del paese; 
25 [gli dei scavarono]il fiume Tigri, 
[e l'Eufrate d]opo. 

Gli dèi Igigi lavorarono giorno e notte per 2500 anni finché a un certo punto iniziarono a rimuginare per il duro lavoro che gli era stato imposto. Uno di loro (di cui non conosciamo il nome, forse Alla) spronò tutti ad abbandonare il lavoro e a ribellarsi a quella servitù, creando una situazione che per certi versi potremmo definire il primo sciopero lavorativo della storia. Gli Igigi gettarono nel fuoco gli arnesi da lavoro e marciarono verso il santuario di Enlil con intenzioni bellicose. 



Tavola I (37-44 riga)
per 2500 anni [gli Igigi] l'enorme 
corvée sopportarono giorno e notte; 
[Essi (però) mugu]gnavano, rodendosi il fegato, 
40 [rimug]inando, mentre scavavano: 
"Orsù! al nostro [soprintenden]te, il maggiordomo,vogliamo rivolgerci, 
affinché egli ci liberi dalla nostra [pesan]te corvée; 
[il signore], il mentore degli dei, l'eroe, 
[ors]ù, snidiamolo dalla sua abitazione!" 

Era passata da poco la mezzanotte quando il santuario del dio Enlil venne circondato dalla protesta degli Igigi. Gli dèi servitori di Enlil, Kalkal e Nusku, osservavano preoccupati la scena: il primo chiuse la porta del santuario, mentre il secondo svegliò il suo signore avvertendolo del pericolo. Enlil fece quindi portare le armi e fece barricare le porte, dopodiché convocò Anu ed Enki. Enlil, sempre incline a soluzioni violente, espose i fatti e domandò agli altri dèi se non fosse il caso di provocare una battaglia per sedare la rivolta, mentre Anu, con saggezza, consigliò di inviare il suo servitore Nusku affinché fossero chiarite quantomeno le ragioni di tale rivolta. 



Tavola I (101-115 riga)
Anu era presente, il re del cielo, 
il re dell'Apsu, Ea teneva le orecchie aperte; 
(Quando) i grandi Anunnaki furono seduti, 
Enlil si alzò, la seduta [fu (dichiarata) ape]rta: 
105 Enlil aprì (allora) la sua bocca, 
106 così parlò ai [gran]di [dei]: 
"Proprio contro di me si stanno rivoltando! 
Debbo ora io ingaggiare una battaglia [ ?] 
Che cosa non ho visto con i miei propri occhi: 
110 la battaglia ha raggiunto la mia porta!" 
Anu aprì allora la sua bocca, 
così parlò all'eroe Enlil: 
"Il motivo per cui gli Igigi 
si sono accalcati alla tua porta,
115 vada Nusku ad [accertarlo!] 

Nusku si recò dagli Igigi e quest'ultimi gli spiegarono le ragioni della loro rivolta. Nusku tornò nel santuario di Enlil ed espose agli Anunnaki le ragioni degli Igigi. Enlil pianse e meditò di abbandonare la terra per salire in cielo con Anu, restituendo a lui le competenze divine sul sul pianeta. Anu, invece, comprese bene le ragioni degli Igigi, quindi suggerrì di creare un sostituto, affinché potesse lavorare al posto degli gli Igigi e provvedere a sostentamento degli dèi. Questa creatura l'avrebbero chiamata "Lullû" (l'uomo).


Tavola I (181-197 riga)
Anu aprì la scca, 
così parlò al dio, suo fratello: 
"Di quale colpa li possiamo accusare? 
185 Oltremodo pesante era il loro lavoro, insopportabile la loro fatica; 
o[gni giorn]o la terra [ ] ..... 
[il lavoro era troppo pe]san[te (e) noi potevamo u]dire il lamento! 
[(Ma ora) dobbiamo] ottemperare [ad una incombenza]: 
"è presente B[elet-ili, la dea-m]adre; 
190 possa la dea-madre partorire creando, 
in modo che l'uomo possa portare il canestro di lavoro degli dei". 
Essi convocarono la dea e chiesero 
alla dea-madre degli dei, la saggia Mammu: 
"Tu sei la dea-madre, creatrice dell'umanità, 
195 crea l'uomo primigenio, ché possa portare il giogo; 
possa portare il giogo, l'incombenza di Enlil, 
possa l'uomo sollevare il canestro di lavoro degli dei". 

Anu convocò la dea Mammu (la dea madre) per operare la creazione e fece comunicare la sua decisione agli Igigi, i quali esultarono per essere stati sollevati da quella servitù. Mammu si rese disponibile alla creazione dell'uomo, ma necessitava dell'aiuto di Enki per procedere. Enki indicò in un dio il sacrificio necessario affinché si potesse procedere alla creazione del primo uomo. Per creare l'uomo si doveva impastare il sangue e la carne di un dio con l'argilla e gli Anunnaki decisero di sacrificare il dio Wê (il dio dell'intelligenza e dello spirito), le cui carni consentirono all'uomo di possedere l'eṭemmu (lo spirito). Enki (o Mammu) mescolarono l'argilla, mentre gli Anunnaki e gli Igigi sputarono sopra l'impasto. Così l'uomo venne creato.


Tavola I (210-226 riga)
210 Con la sua carne e il suo sangue 
possa Nintu mescolare l'argilla, 
in modo che dio e uomo 
siano mescolati insieme nell'argilla. 
Che nei tempi futuri noi ascoltiamo il tamburo, 
215 grazie alla carne del dio che vi sia l'eøemmu; 
che esso venga inculcato al vivente come suo marchio, 
un marchio che non deve essere fatto cadere in oblio, l'eøemmu!" 
Nell'assemblea essi risposero "si", 
219-220 i grandi Anunnaki,i responsabili dei destini. 
Nel primo, settimo e quindicesimo giorno del mese 
egli istituì un rito purificatorio, un bagno. 
We'e, il dio che ha l'intelligenza, 
essi immolarono nell'assemblea. 
225 Con la sua carne e il suo sangue 
Nintu mescolò l'argilla

L'uomo  schiavo degli dei (fonte foto link)
All'uomo fu assegnato il pesante lavoro della terra e gli Igigi vennero sollevati dai loro obblighi. Nell'arco di 1200 anni gli uomini si moltiplicarono e divennero tanto rumorosi da disturbare nuovamente il sonno di Enlil. Il dio non sopportava il loro clamore, dunque ordinò che fosse scatenata un'epidemia. Al contempo entrò in scena Atrahasis, un uomo di grande saggezza che s'intratteneva volentieri con il dio Enki, il quale ricambiava ben disposto la sua attenzione. Atrahasis chiese ad Enki quanto sarebbe durata l'epidemia ed Enki, che in tutta la letteratura mesopotamica appare come amico/protettore degli uomini, consigliò all'uomo saggio di convocare i capi dei villaggi e di dire a loro di non offrire più sacrifici agli dèi, escluso Namtar, solo a lui si dovevano offrire del cibo di modo che onorato da tanti doni decidesse di sospendere la pestilenza. Gli uomini seguirono il consiglio di Enki e Namtar, confuso da tali adorazioni, sospese l'epidemia ordinatagli da Enlil.


Tavola I (352-371 riga)
[non erano ancora trascorsi] 1200 anni, 
[che il paese si estese a dismisura], gli uomini divennero sempre più numerosi. 
Il paese rumoreggiava [come un toro], 
355 il dio si inquietò per il [loro frastuono]. 
[Enlil udì] il loro clamore; 
[così parlò] ai grandi dei: 
"Il tumulto dell'umanità [mi è diventato insopportabile], 
[a causa del loro frastuono]non posso prendere sonno! 
360 Date l'ordine affinché vi sia un'epidemia! 
361-363 non conservate 
Ma egli, [Atramhasis] 
365 - il suo dio è Enki - teneva le orecchie [ben aperte]. 
Egli colloquiava [con il suo dio], 
e questi, il suo dio [parlava] con [lui]. 
Atramhasis [aprì la sua] bocca, 
così parlò al [suo signore]: 
370 "Fino a quando ... [ ]; 
vogliono essi forse addossarci la malattia fi[no ?"] 
(Fonte traduzione http://www.terralab.it/esoterica/AtraHasis.htm) ____________________________________________________________________
Tavola II
Il "baccano" degli uomini non si fermava, quindi Enlil ordinò la carestia. Parte del testo è andato perduto, ma grazie al ritrovamento a Nippur di un frammento paleobabilonese compatibile con questa narrazione è stato possibile ricostruirlo. Si ripetette quindi il dialogo tra Enki e Atrahasis, questa volta ad essere esclusivamente onorato con le offerte fu il dio Adad, che confuso dall'abbondanza di offerte, fece piovere sui campi, mettendo fine alla carestia. 


Tavola II (1-43 riga) 
1-12 non conservate (Atrahasis si rivolge agli anziani, riportando i consigli di Enki)
13 "[Gli Anzianial tempo] stabilito 
[si riuniscano insieme nella (tua) c]asa a consulto. 
15 [Fate sì che] gli araldi [proclamino], 
che essi facciano udire la loro vo]ce nel paese: 
«Non onorate i vostri dei, 
non rivolgete preghiere alla vostra [dea!] 
Andate piuttosto [alla porta di] Adad, 
20 portate una focaccia [davanti ad essa!]» 
Possa [l'offerta di farina] essergli gradita, 
cosicché egli possa arrossire di vergogna per il dono / e sollevi la mano". 
Egli di giorno faccia scendere la nebbia, 
25 e di notte possa far cadere / furtivamente la rugiada, 
cosicché la terra produca di nascosto il doppio". 
Un tempio ad Adad essi costruirono nella città. 
Essi diedero l'ordine e gli araldi proclamarono, 
30 e questi fecero udire forte la (loro) voce nel paese; 
essi non onorarono i loro dei, 
essi [non ] rivolsero preghiere alla loro dea, 
ma si [recarono] alla porta [di Adad] 
e [portarono] una focaccia davanti ad essa. 
35 L'offerta di farina gli fu gradita, 
ed egli arrossì di vergogna per il dono / e sollevò la mano". 
Egli di giorno fece scendere la nebbia, 
40 e di notte fece cadere / furtivamente la rugiada; 
[i campi] produssero furtivamente il grano, 
[ la fame] non li oppresse; 
le loro [sembianze] ritornarono [gradevoli] 
Dopo due tentativi falliti, Enlil fu maggiormente determinato a far cessare il baccano degli uomini e perciò decise di inviare nuovamente la carestia. Fece controllare l'esecuzione del suo ordine ad Anu e verificò lui stesso gli effetti della siccità sulla terra. Atrahasis si disperò per questo nuovo flagello che colpì la popolazione. In qualche modo Enki face intervenire Laḫmu (divinità primordiale legata all'acqua e custode delle porte dell'Apsu), ma il tentativo di porre fine alla carestia questa volta fallì. La siccità si diffuse maggiormente su tutta la terra e la piaga della carestia non accennava a terminare. Enki ritentò, coinvolgendo nell'impresa anche altre divinità (non è chiaro quali e come), riuscendo ad attenuare il flagello. Questo fatto fece infuriare Enlil, che a quel punto decise di convocare l'assemblea degli dèi. In quella sede lamentò la disobbedienza ai suoi ordini, mentre Enki scoppiò a ridere (o si infuriò). Enlil reagì prontamente all'affronto stabilendo lo sterminio totale dell'umanità, il Diluvio Universale, esigendo al contempo il giuramento solenne degli dèi affinché ciò si realizzasse.
Tavola II (VII 1-47 riga)
1-30 non conservate 
["voi avete imposto] il vostro canestro di lavoro [all'uomo],
(così) [voi] avete regalato il lamento [all'umanità];
voi avete immolato [un dio] assieme [alla sua intelligenza],
(ma ora) voi dovete ..... e [avete il compito di creare il diluvio],
35 è infatti il vostro potere che deve essere usato [contro il vostro popolo!]
Voi eravate d'accordo con [ ] il piano,
ma lo avete stravolto!
Facciamo sì che presti giuramento ....
il principe Enki!"
40 Enki aprì la sua bocca,
così parlò agli dei [suoi fratelli]:
"Perché mi volete far pronunciare un giuramento?
Dovrei forse alzare la mia mano contro la [mia] gent[e]?
Il Diluvio del quale mi avete parlato -
45 Che cosa è? Io [non ne ho idea]! 
Potrei forse io generare [un diluvio?]
Questo è opera di Enlil!
(Fonte traduzione http://www.terralab.it/esoterica/AtraHasis.htm)
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Tavola III
Enki non voleva che l'umanità venisse sterminata, dunque inviò un sogno ad Atrahasis. Le righe che contengono l'invocazione di Atraḫasis nei confronti di Enki sono andate perdute. L'eroe del Poema invocò il dio e chiese spiegazioni riguardo al sogno che lo aveva spaventato. Enki, per non contravvenire al solenne patto degli dei Anunnaki, parlò alla parete della casa dell'uomo saggio, fingendo di non sapere che l'uomo stava ascoltando le sue parole dall'altra parte del muro. Enki invitò Atrahasis ad abbattere la sua casa e a costruire una barca, suggerendogli di nasconderla affinché il dio Sole Šamaš (Utu), non la scorgesse. Enki stabilì che la barca doveva essere grande e solida. Atrahasis convocò gli anziani della città e li avvertì che Enki e Enlil erano in dissidio.


Tavola III (I 20-39 riga)
[20 Parete, acoltami!
Parete di canna, indaga ogni mia parola!
abbatti la tua casa, costruisci una nave,
abbandona la ricchezza, / cerca la vita!
25 La nave che tu devi costruire -
le sue misure siano eguali,
27-28 non conservate
come l'abisso ad essa falle un tetto.
30 Affinché Shamash non vi veda dentro,
chiudila ermeticamente sopra e sotto.
Che la struttura sia solida,
il bitume resistente, in modo che tu renda (la nave) sicura!
Io poi farò scendere per te
35 abbondanza di uccelli, ricchezza di pesci".
Egli aprì la clessidra e la riempì,
comunicandogli l'arrivo del Diluvio fra sette notti.
Atramhasis ricevette il messaggio,
(e) radunò gli Anziani alla sua porta.

Gli artigiani della città lo aiutarono Atrahasis a costruire la grande barca e quest'ultimo la riempirla con i suoi beni e con tutte le specie animale. Il tempo sulla città cambiò repentinamente, il cielo si oscurò e iniziarono i primi tuoni. Atrahasis si rifugiò nella barca e tappò con il bitume il boccaporto. Il Diluvio Universale si scatenò e le gli uomini morirono come mosche. Il terribile Diluvio fece inorridire anche gli dei ed Enki si infuriò nel vedere le sue creature sterminate.


Tavola III (III11-27 riga)
 si sprigionò] il diluvio,
la sua potenza si abbattè sulla gente [come un'arma da guerra].
(A causa del buio) il fratello non vede più il suo fratello, 
[non] erano più riconoscibili nel disastro.
15 [Il Diluvio] muggiva come un toro,
[come] un asino selvatico ragliante / [ululavano] i venti.
Dense erano le tenebre, SHamash non c'era più,
[ ] come mosche.
20 [ ] ... del diluvio,
[ ] ... [ ] ...
[ ] ...
[ ] l'urlo del diluvio.
[ il cuor]e del dio era furibondo,
25 [Enki] era fuori di se,
[(vedendo)] che i suoi figli erano annientati
proprio in sua presenza.



Atrahasis, l'eroe del diluvio.
Gli uomini riempirono il mare come moscerini di fiume la dea Mammu si disperò. Il Diluvio terminò e la barca di Atrahasis approdò sulla cima di un monte. Atrahasis liberò tutti gli animali e offrì una fumigazione odorosa agli dei. Enlil si avvicinò alla barca e vendendo che un uomo era scampato al Diluvio si infuriò perché qualcuno aveva tradito il divino giuramento avvisando gli uomini. Anu suggerì che potesse essere stato Enki, il quale confessò il suo intervento a favore di Atrahasis e invitò Enlil a calmarsi. I versi che contenevano il confronto tra le divinità e il modo in cui trovarono un accordo un sono andati perdute. Gli dèi concedettero l'immortalità ad Atrahasis. La dea-madre impose agli uomini la mortalità e l'infecondità di alcune donne, facendo imperversare il Pašittu sula terra. Le successive 42 righe sono andate perdute. Il poema si conclude con un inno in onore di colui che ha salvato la stirpe dell'umanità nei giorni del Diluvio Universale, Il grande saggio Atrahasis.


fonti:
http://it.wikipedia.org/wiki/Anunnaki
http://www.homolaicus.com/storia/antica/gilgamesh/tavola_11.htm
http://www.homolaicus.com/storia/antica/gilgamesh/nascita_poema.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Atra%E1%B8%ABasis
http://www.terralab.it/esoterica/AtraHasis.htm

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