Durante la Seconda Guerra Mondiale gli americani e i giapponesi stabilirono basi logistiche temporanee in diverse isole dell'Oceano Pacifico. Dopo aver raggiunto le isole via mare, paracadutarono enormi quantità di materiali industriali, tra cui armi, vestiti, medicinali e cibi in scatola, al fine di rifornire i soldati impiegati nel conflitto militare. Su queste isole vivevano tribù indigene che non erano i grado di comprendere il livello tecnologico dei soldati e neppure lo scopo della loro improvvisa presenza.
Gli indigeni videro i soldati arrivare dal mare con imbarcazioni grandi come villaggi e dal cielo con "uccelli d'argento". Tale era il divario tecnologico che gli indigeni non manifestarono alcuna ostilità nei confronti dei soldati, al contrario li accolsero come un popolo sacro inviato dagli Dei. Rimasero impressionati dai prodigiosi apparecchi di cui erano dotati gli invasori e dalle ricchezze che portavano sotto forma di generose quantità di merci. I nativi ricavarono notevoli vantaggi da quella inaspettata presenza dato che i soldati abitualmente offrivano loro cibo e materiali di varia natura. Quando la guerra termino' i soldati abbandonarono le basi ed il continuo flusso di cibo e materiali cessò. Siccome i nativi credevano che le consegne di cibo e materiali fossero state disposte per loro da un'entità divina, svilupparono riti e pratiche religiose allo scopo attirare ulteriori consegne.
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Culti simili sono stati osservati anche prima della Seconda Guerra Mondiale in Nuova Guinea e Micronesia tra '800 e il '900 in seguito al contatto tra gruppi indigeni e i colonizzatori europei. Uno dei primi casi ben documenti di "culto del cargo" è avvenuto nelle isole della Malanesia alla fine dell'800. Questi popoli svilupparono culti a metà strada tra religione ed isteria collettiva e l'oggetto della loro ossessione erano le merci contenute nei carichi che le navi mercantili scaricano sulle isole. Gli indigeni pensarono che quelle ricchezze fossero state inviate dai loro antenati, tanto che in alcuni casi abbandonarono ogni tipo di attività per dedicarsi alla preghiera e all'attesa di nuove consegne. In Papua Nuova Guinea questo isterismo sfocio' in un'evento drammatico ricordato come "la pazzia di Vailala", i nativi lasciarono andare in rovina le loro coltivazioni, i loro allevamenti e bruciarono le proprie case di paglia per dedicarsi unicamente alla preghiera e l'attesa del cargo. Sembra essere dimostrato che una sorta di culto del cargo si verifichi ogni qualvolta un popolo primitivo entra in contatto con una tecnologia avanzata, dato che quest'ultima ai loro occhi risulta totalmente indistinguibile dalla magia. A questo punto possiamo supporre
che nel corso della storia questo fenomeno si sia verificato innumerevoli volte, producendo un numero imprecisato di miti e leggende e in certi casi anche vere e proprie religioni.
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